Jugendliteratur brisant #36: Sandra Luigia Rebecchi, Solo un compasso, Nulla Die 2023
L’idea dalla quale prendono avvio le vicende narrate ha dei precedenti famosi e autorevoli, non ultimo il racconto di Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura nel 1972, Il destino di una tazza senza manico. Si tratta del dispositivo secondo il quale l’io narrante è un oggetto.
Nel caso del romanzo di Sandra Rebecchi, Solo un compasso, il punto di vista principale è proprio quello di un compasso, che osserva e racconta le storie delle persone che lo hanno acquistato o che lo hanno avuto in dono.
Nel corso delle vicende narrate, saranno altri oggetti a venire in contatto con il compasso e a dare voce, di volta in volta, alle loro impressioni: una affascinante e ‘misteriosa’ foto di ragazza custodita nell’astuccio del compasso; due copricapo militari provenienti da un CAR (centro addestramento reclute), prima parte di un servizio di leva che da giovane frequentò il nonno di Giulia, la commessa del negozio di antiquariato, la prima ‘sede’ del compasso all’inizio del romanzo; lo zaino, inseparabile compagno di viaggio di Tonino; signorili tazzine da caffè, di un servizio oramai incompleto; due maschere di cartapesta raffiguranti due opposti e complementari stati d’animo umani, la tristezza e l’allegria; bottoni di diverse fogge e colori; un alambicco con un liquido rosso che arriva a ebollizione con il calore delle mani; un orologio; una giraffa patchwork di cartapesta; animaletti di cristallo; un appartamento; una lavastoviglie; un ciondolo d’argento con un compasso; un divano; un borsellino di rete d’argento.
La narrazione è scorrevole e coinvolgente; i capitoli, che prendono il nome degli umani che, di storia in storia, sono al centro delle vicende, disegnano, in particolare, il romanzo di formazione di Tonino, dai suoi dieci anni ai suoi ventitré anni di età. Di Tonino, attraverso il compasso e altri oggetti, chi legge viene a conoscere paure, desideri, traumi (in primis quello legato a una figura paterna aggressiva e alle prese con le proprie contraddizioni e le proprie frustrazioni, sostanzialmente incapace di empatia e con una violenza verbale aspra e pesante), crisi di passaggio da un’età a un’altra, il percorso di esplorazione del proprio sé: i sentimenti, le inclinazioni, le aspirazioni, l’amore, le prospettive e le visioni del futuro.
Verosimile e convincente è la caratterizzazione dei personaggi giovani, in particolare di Tonino, Chiara e Dario, mentre le figure dei nonni materni di Tonino appaiono con poche ombre, decisamente trasfigurate.
Delicato e sensibile è il tocco conferito alla scrittura dalle vicende ‘laterali’, come quella di Angela e Ciro. Anche in questo caso, tuttavia, sono gli oggetti, degli umani testimoni attenti e silenziosi, per gli umani ben altro e sicuramente ben più che feticci, contenitori e utensili, a intrecciare i fili tra le storie, con i loro racconti reciproci, i loro ricordi, la carica affettiva che recano con sé e con la loro straordinaria capacità di ascolto.
Anna Maria Curci
Sono un compasso. Niente di più.
Sono un compasso antico con l’impugnatura di avorio e una custodia di legno rivestita di velluto blu e piena di scomparti per i miei accessori. Vista la mia non più tenera età, abito in un negozio di antiquariato. Sono in questa bacheca che affaccia sulla vetrina da parecchio tempo. Me ne sto qui in attesa che qualche appassionato mi scelga, chieda il prezzo alla commessa Giulia, tratti un po’, riceva lo sconto già prestabilito dalla proprietaria del negozio. Giulia farà un bel pacchetto. È un tipo preciso lei. E il tizio mi porterà via in una busta, chissà per quale destinazione; starà attento a non sbatacchiare il pacchetto, certo: lo sa che sono fragile e che perderei di valore se mi ammaccassi.
Dopotutto se qualcuno si interessa a me, la cosa mi fa piacere. Sai quanta gente che sgombera case mi avrebbe già buttato nel secchio dell’indifferenziata? Non sanno cosa gettano via, non riescono a pensare che tutti gli oggetti custodiscono segreti, che in loro c’è qualcosa che non si vede, qualcosa di nascosto, a volte di prezioso. E io lo so bene!
Aspetto qui, intanto, insieme a una marea di oggetti più o meno fragili, ognuno con il cartoncino del prezzo vicino, con la nostra routine. A proposito: dovrebbe arrivare Giulia col suo piumino e spolverarci con delicatezza. Giulia è brava e attenta e quel piumino leggero mi accarezza. Sento il riguardo e l’attenzione che la ragazza ci dedica. (pp. 7-8)