E non mi fermo #6: Gli uccelli (rec. di Luisa Marigliano Ramaglia)

E non mi fermo #6: Gli uccelli di Germano Zullo e Albertine,  Topipittori Edizioni 2010

Nel suo libro Elogio della lettura, Michèle Petit scrive: «Cosa significa aprire un libro e leggere? Significa moltissime cose. Scoprire se stessi nelle parole degli altri; stupirsi nell’incontrare mondi lontani; vedere scritti i nomi delle proprie emozioni, e dare loro dignità».
Il 4 maggio 2020 l’illustratrice Albertine è stata una delle vincitrici del premio Hans Christian Andersen; il prestigioso premio biennale equivale al Nobel nell’ambito della letteratura per ragazzi.  Il riconoscimento le è stato assegnato per la totalità della sua opera. La giuria internazionale ha commentato la premiazione di Albertine citando il valore straordinario delle sue illustrazioni che fungono da trampolino di lancio verso un mondo fatto di sogni e domande.
Nell’apprendere la notizia ho pensato al libro Gli uccelli, illustrato da Albertine e corredato da poche ma fondamentali frasi di Germano Zullo; ho pensato al piccolo uccello nero titubante ad uscire all’aperto. Mi son detta: Gli uccelli siamo noi in questi tempi di pandemia.
Apro il libro e respiro profondamente. C’è un grande spazio aperto attraversato da una strada. In alto una striscia di cielo azzurro. Ecco all’orizzonte un piccolo furgone rosso, procede e si ferma davanti ad un crepaccio. Un uomo esce dal furgone, indossa una tuta blu e tra pochi secondi aprirà il portellone posteriore. «Certi giorni sono diversi. Potrebbero sembrare giorni qualunque. Ma hanno qualcosa in più».
Il nostro uomo con la tuta blu ha ospitato degli uccelli nel suo furgone.
Oggi è il gran giorno, lui aprirà il portellone e loro potranno finalmente volare liberi.
Si è chiesto a lungo dove liberarli ed ha scelto un luogo dove si potesse camminare o volare, un luogo senza rifugi. Il primo a uscire è un grosso uccello dal becco giallo, immediatamente gli altri lo seguono.
L’uomo guarda mentre si allontanano. Sono giorni di addii e ritrovata libertà. Lo sguardo dell’uomo è triste mentre li saluta, sta per tornare alla sua vita di sempre. Si avvia verso il furgone, si appresta a chiudere il portellone, ma questi non sono giorni qualunque, hanno qualcosa in più, solo qualcosa, non molto. Sono giorni che hanno due occhi neri e lucenti nel buio del furgone. Di solito non si fa caso a occhi di uccello che fissano occhi umani. Il piccolo uccello nero si avvicina alla luce ma non vuole lasciare quella è diventata la sua casa. Chissà perché non se la sente.
L’uomo agita le braccia per fargli capire che deve volare per raggiungere lo stormo, ma è tutto inutile.
Lui, l’uccello, si sente un minuscolo dettaglio cui non basta essere notato, vuole essere pensato, vuole essere scoperto. L’uomo dalla tuta si inchina, lo guarda e l’uccello si avvicina. Ecco che gli indica il cielo, agita le braccia per imitare il volo ma il piccolo uccello resta fermo. Vuole che l’altro senta che per volare ha bisogno di tempo, di attenzione, di condivisione, di saluti. L’uomo lo comprende perché anche lui  ha bisogno di tempo, di attenzione, di condivisione, di saluti. Si siede e divide il suo cibo, cosa accomuna di più che mangiare insieme?
Ora tra loro nasce fiducia, confidenza, vicinanza e l’uomo dalla tuta blu sente che deve muoversi in maniera diversa; di nuovo agita le braccia ma intanto sorride, si muove, rotola, casca. Prima voleva solo insegnare a volare stando fermo e distante, ora si diverte ad imitare burlescamente il volo, non ha paura di rendersi ridicolo, gioca ed è allegro.
Funziona. Il piccolo uccello nero apre le ali, vola e si ferma sulla testa del suo amico, gli fa capire che è arrivato il momento di far volare la sua vita.
«Appare qui o là minuscolo, ma all’improvviso così presente da diventare immenso».
Lo stormo  accoglie il nuovo arrivato e l’uomo riparte. Guida il furgone verso casa, anche se non la sente più casa sua. Chissà perché non la sente più casa sua.
Ecco nel cielo azzurro un minuscolo dettaglio nero. «Un dettaglio è un tesoro, un vero tesoro». L’uccello nero è lassù. Guida lo stormo, il furgone rosso si ferma, l’uomo esce e un uccello rosa lo ‘raccoglie’ e lo solleva in volo.
L’uomo guarda l’uccello nero che guida lo stormo come lui era guardato mentre gli insegnava a volare.
La giornata si illumina. Ora è l’uccello nero che lo porta in volo e, insieme, si allontanano dallo stormo.
Stanno andando verso una nuova vita. «Un solo minuscolo dettaglio può illuminare una giornata. Un solo minuscolo dettaglio può cambiare il mondo».
Chiudo il libro e penso che, per illuminare le giornate che stiamo vivendo e ancor più quelle che ci attendono, dobbiamo rendere preziosi i dettagli che troveremo qui o là, concedendoci il tempo di amarli, guardarli con attenzione, vederli, pensarli, viverli.

Luisa Marigliano Ramaglia

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